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Sant Agustí des Vedrà, il villaggio fermo nel tempo

Una minuscola perla nel sud-ovest dell’isola, una manciata di case, negozietti di artigianato e qualche ristorantino troneggiati dalla chiesa, il cuore del centro urbano. Tutt’attorno campagna ibizenca e qualche casa payesa che spunta bianchissima nel paesaggio

Sant Agustí des Vedrà è una frazione del comune di Sant Josep de sa Talaia, una realtà piccola e bellissima. Un incrocio di strade e qualche vietta animata più dai gatti che dalle persone. Potreste incontrare anche qualche gallina ruspante che attraversa il vostro andare, il bello di una dimensione anacronistica e bucolica come questo villaggio, ricco di scorci e un belvedere sul blu all’orizzonte, quello della Baia di Sant Antoni. 

Perdersi è impossibile a Sant Agustí des Vedrà, tra i centri urbani più piccoli dell’isola. La località dove sorge l’abitato prende il nome “des Vedrà” dalla collina dove nei primi dell’800 venne costruita la chiesa parrocchiale e a seguire le case che la circondano, mentre “Sant Agustí”, richiama il toponimo del torrente Sant Agustí, che ha origine nella collina di sa Llosa, tra il litorale di sa Talaia de Sant Josep e la catena montuosa del Nebot. Il suo scorrere attraversa il paese dividendolo in due grandi aree conosciute come “véndes”: la parte est “Deçà” e quella ad ovest il “Dellà”.

Sant Agustí des Vedrà merita una visita, magari di ritorno da Cala Tarida o dalle altre bellissime spiagge nelle vicinanze, basta una deviazione veloce per scoprire questo piccolo centro appollaiato sulla cima della collina e scoprire una dimensione ferma nel tempo. Il piccolo nucleo urbano fatto di antiche case si sviluppa attorno alla chiesa parrocchiale di Sant Agustí des Vedrà, progettata nel 1791 dall’ingegnere Pedro Grolliez de Servien e terminata solo nel 1819, e a Plaça Major, la piazza principale, dove il 28 agosto di ogni anno si celebra la festa di Sant Agostino con celebrazioni, coreografie del Ball Pagès, il ballo tipico di Ibiza e Formentera, e banchetti ricolmi di Orelletes, le classiche frittelle delle feste da innaffiare con del vì payes, il vino contadino. 

Le dimensioni del centro lo rendono una realtà in miniatura: Sant Agustí des Vedrà conta meno di cento abitanti, e l’insieme architettonico formato dalla chiesa, dalla casa parrocchiale, da Can Curt con la sua torre (sito di interesse storico), Can Berri e Can Xinxó, assieme alle case circostanti che raggiungono la costa della collina, costituiscono una bella testimonianza dell’urbanistica di un tempo e della tipica architettura ibizenca. 

Attorno al nucleo di case del centro, la frazione di Sant Agustí è costellata da diverse abitazioni sparse, di antica edificazione, splendidi esempi e testimonianze del passato: si tratta di case payese, le abitazioni di campagna che tutt’oggi rappresentano ciò che resta di un mondo arcaico dedicato all’agricoltura che ha fatto la storia dell’isola. 

Si tratta dei classici edifici ibizenchi che si distinguono per le linee semplici, le strutture compatte e funzionali: unità unifamiliari con terrazze piatte, ricoperte di faggio e alburno, con fienili e porticati, oppure case a due piani con facciate a ventaglio e doppie file di archi, imbiancate con dovizia certosina ogni anno, un abitare splendidamente integrato nel paesaggio. 

Sant Agustí des Vedrà è un perfetto esempio di edilizia locale da conoscere e tutelare, ripresa dai più grandi architetti come Josep Lluís Sert e Erwin Broner. Sempre più spesso l’esempio del passato è ispirazione per le nuove strutture che riprendono le linee di un tempo ma utilizzando materiali e sistemi di costruzione moderni. L’edilizia di Sant Agustí contribuisce a preservare il tipico panorama ibizenco, soprattutto nell’area di ses Vinyes e s’Alqueria, ma anche in varie contrade ai piedi delle scogliere e delle montagne di questa parte dell’isola, selvaggia e autentica. 

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